Enzo Donnarumma è sicuramente uno di quei
personaggi che non passano inosservati; compositore, cantante, docente di
musica nonché attore teatrale, direttore di musical e teologo, il suo lungo
curriculum è intriso di non pochi successi come il premio miglior regista per
l'arrangiamento e direzione del musical "Jesus Christ Superstar"
alla rassegna Teatroggi 2002; oppure i premi miglior regia, miglior spettacolo
e miglior attore protagonista al "Maggio si tu" 2010 per "Vincimi e ti
vincerò", musical che ha diretto e composto. Da evidenziare in questo
senso il suo look richiamante molto quello di Gesù Cristo secondo l'iconografia
classica cristiana, personaggio che interpreta molto frequentemente sia in
opere teatrali che in rappresentazioni di altro tipo. Nel nostro ambito
l'abbiamo visto in veste di cantante nei Members Of God, i quali hanno
debuttato nel 2011 con il disco "Ten Talking Words". Tutto questo preambolo è necessario per capire chi
è la mente di questo progetto definito con buona ragione da molti come "il
progetto più ambizioso della scena Christian metal italiana".
"In The Name Of The Father"
è un disco di dodici brani composto interamente da Enzo, ispirati a
preghiere, salmi e riflessioni spirituali. La peculiarità di questo
disco è la collaborazione instaurata con ospiti di altissimo livello
(da qui il
nome del progetto), in primis parliamo di Gary Wehrkamp,
polistrumentista di
altissimo livello noto per la sua attività negli Shadow Gallery, il suo
compito è stato quello di occuparsi del mixaggio del disco e di cantarne alcune
parti (il risultato vocale è egregio, quest'uomo riesce a fare benissimo
qualsiasi cosa); sempre dagli Shadow Gallery proviene anche il cantante
Brian Ashland, guest anche lui in un paio di brani. La lista prosegue con Mark
Zonder (batteria) e Nicholas Leptos (voce) dagli Warlord (entrambi
compaiono in due brani), Amulyn dai Whispers From Heaven, Kobi Farhi
dagli Orphaned Land, la cantante operista Tina Gagliotta, Ralf Sheepers
(Primal Fear ed ex-Gamma Ray) e il leggendario Marty Friedman.
Una lista del genere non può lasciare indifferenti e i timori all'accingermi
all'ascolto non erano pochi data l'alta pretesa del progetto, ma con un po' di
ascolti non è stato difficile entrare nel disco e capirne meglio tutte le
sfaccettature, passiamo al track by track.
L'intro In the name of the Father è
un preludio strumentale dal sapore mediorientale, fatta interamente con
strumenti orchestrali (ospite il clarinettista Peppe Plaitano). L'atmosfera
palestinese continua nella seguente Psalm 63, un breve preludio
sinfonico viene interrotto dall'ingresso delle chitarre e della batteria, si
parte con un riff spaccacollo a doppia cassa. L'ingresso vocale di Enzo si
sposa benissimo con la musica, uno dei miei dubbi era proprio questo; conoscevo
il suo timbro e il suo stile vocale, perfetti per fare l'operista, ma avevo
dubbi su un accostamento con un metal che spinge sull'acceleratore; ascoltando
questo brano non solo il connubio suona bene, ma acquista una sua personalità
proprio per il differenziarsi di Enzo dai cantati standard del genere. Ottimi
anche gli scambi con Ashland e i solos di Enzo per quella che è un'apertura
power metal perfetta per il disco. Si prosegue con The Lord's prayer,
una messa in musica del Padre Nostro cantata in alternanza da Enzo e Kobi
Farhi, il tema centrale è molto bello e si sviluppa molto bene con il solo di
chitarra a metà canzone e l'ingresso degli strumenti metal nel finale. Anima
Christi è il primo singolo che è stato pubblicato con tanto di
videoclip, tempo in 7/8 con ritmi e melodie arabeggianti, anche qui abbiamo un
dialogo tra Enzo e Farhi (non a caso il richiamo musicale agli Orphaned Land
è palese quanto lo è quello ai Myrath). Bello il ritornello. Glory
be to the Father è un brano interamente orchestrale nel quale duettano
Enzo e Amulyn, introdotto dal flauto di Isabella Marmo (la vedremo più avanti
anche nel Guardian angel prayer) snocciola un tema molto bello ed
evocativo ripreso poi in versione corale a fine canzone. In questo brano siamo
più vicini a Enya che ad altro, ospite d'eccezione Pierpaolo Jemmo al
violino. Si torna al power metal con Benedictus, riff aggressivi
e ritmo martellante, quale miglior brano per la guest di Ralf Sheepers? Unica
pecca, la sua parte è troppo bassa per il suo registro vocale, magari sarebbe
stato meglio scrivergli qualcosa di più acuto per sfruttare al meglio il suo
timbro; in ogni caso la sua performance è buonissima e incattivisce quanto basta
il brano. Nicholas Leptos d'altro canto (l'altro guest del brano) svolge un
lavoro eccellente nelle sue parti. L'esperienza maturata da Enzo in ambito di
musical viene fuori in The apostole's creed, qui lo vediamo ad
occuparsi di tutto senza ausilio di guests; la cosa più interessante di questo
brano sono i dialoghi tra orchestra e chitarra elettrica, per il resto parliamo
di un recitativo orchestrale che sfocia nel finale in un coro da taverna,
geniale. L'apice del disco si raggiunge però con la sinfonica Hail holy queen, il tema vocale al centro del brano è lo stesso di Glory be
to the Father, ma le aggiunte intorno sono sublimi, soprattutto gli
interventi di Marty Friedman: il chitarrista snocciola un assolo nel finale
davanti al quale è impossibile non sciogliersi, era dai tempi di "Dragon's
Kiss" che non lo sentivo così ispirato, si conferma come uno dei
migliori chitarristi di sempre. Friedman contribuisce anche in Guardian angel prayer, dialogando con la chitarra classica di Enzo; qui le voci
dialoganti sono quelle di Amulyn e di Enzo; il brano è molto conciso, sempre in
stile sinfonico. Psalm 3 è un brano metal che inizia con un ritmo
molto incalzante, il ritornello ha una bella melodia; buonissimo anche lo
scambio con Wehrkamp, l'unico difetto del brano è il coro troppo disorganico
nel finale. Hail Mary è un'aria operistica suonata insieme agli
strumenti metal, ospite in questo caso Tina Gagliotta, anche qui l'apertura è
delegata a un breve assolo di Marty Friedman. La conclusione spetta a Maybe
You, probabilmente il brano più noto del disco; la costruzione del
brano è molto semplice, c'è una strofa che viene ripetuta diverse volte in un
crescendo dinamico che sfocia in un coro finale. La strofa è molto bella, ma
quello che la arricchisce di più è il susseguirsi dei guests Leptos, Wehrkamp e
Ashland (quest'ultimo fa venire la pelle d'oca); ospite anche Alex Megas dei
Members of God ad eseguire un ottimo solo di chitarra.
Le cose da dire di questo disco sarebbero
tantissime, potremmo parlare della bravura di Enzo non solo come compositore ma
anche come chitarrista (dimostra altissime capacità tecniche nei solos), oppure
di un mix che in alcuni punti lascia qualche perplessità, in altri è ottimo. Ma
credo che la cosa più importante da dire sia che il contenuto musicale di
questo disco è di altissimo valore, si sente benissimo che le musiche sono
opera di un compositore professionista e che al di là della presenza dei guest
è la musica a vincere. Un'obiezione che si potrebbe fare riguarda la non molto alta
qualità dei video musicali, molto probabilmente non rendono giustizia al
prodotto, ma noi ci occupiamo di musica, e per quanto ci riguarda non possiamo
che lodare il risultato di questo disco consigliandolo e augurando a Enzo il
successo che merita.
Tracklist:
1. In the name of the Father (01.24)
2. Psalm 63 (05.33)
3. The Lord's prayer (03.33)
4. Anima christi (03.16)
5. Glory be to the Father (03.33)
6. Benedictus (04.12)
7. The apostole's creed (03.54)
8. Hail holy queen (04.33)
9. Guardian angel prayer (01.33)
10. Psalm 3 (06.03)
11. Hail Mary (04.33)
12. Maybe You (05.16)
Francesco Romeggini |