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Trust Your Heart |
A Battle Where We Are In The
Middle |
heavy/unblack/dark |
2015 - Self |
(Italia) |
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"A Battle Where We Are In The
Middle" è l'ennesimo lavoro dell'instancabile Cesare
Sannino e il secondo dell'era Trust
Your Heart. Il nuovo moniker sancisce la definitiva svolta
sia a livello di contenuti che stilistica dopo l'esperienza black del
progetto Animae Capronii
ed è ripreso pari pari dal titolo dell'album del 2010 targato
semplicemente Cesare
Sannino.
Trust Your
Heart ci è stato presentato dallo stesso Cesare come un
"progetto libero" destinato a dare vita a dischi "unblack,
death/thrash/groove, power/heavy, gothic/doom o di genere misto". In
realtà, per ora "A
Battle..." prosegue il discorso intrapreso già con il
primo album "Trust Your
Heart": Cesare lo definisce "Unpagan Unblack Metal"; a mio
modo di vedere si tratta di un heavy metal con venature unblack e dark.
Difficile trovare riferimenti noti per rendere l'idea di come possa
suonare questo disco. Sono diverse le band a cui Cesare ha fatto
riferimento ma si tratta di roba parecchio underground. Tra le
influenze di una certa notorietà si possono riconoscere certamente i Celtic Frost,
soprattutto nel drumming e nel riffing mentre, a differenza del
precedente album, manca stavolta l'assolo vorticoso capace di
trascinare nell'abisso, à la Inner
Sanctum per intendersi, e in fase solista la chitarra
suona in modo più standard. Comunque, Cesare ci mette molto del suo e
alla fine il risultato è davvero particolare.
Non si può non fare un confronto con il black degli Animae Capronii.
Ebbene, la conversione deve aver rasserenato il nostro Cesare che ora
sembra dedicarsi più liberamente alla musica senza l'assillo di dover
impressionare e atterrire l'ascoltatore. Soprattutto sembra averlo
ispirato più in profondo, ma in generale quest'opera è nettamente
superiore rispetto alla passata produzione sotto molti punti di vista.
A dir la verità non è che siano mai mancati gli spunti pregevoli, solo
che spesso venivano soffocati dall'asprezza dei suoni e del cantato e
da un senso di oppressione e sofferenza, in un contesto a volte
dispersivo e sognante... va riconosciuto però il merito di aver saputo
trasmettere l'anima di fondo e un alone sinistro di indubbio fascino.
Anche in "A Battle…"
il marchio Cesare Sannino è inconfondibile ma qui, come nell'album
precedente e in quello citato del 2010 (a dire il vero anche "Save Me From The Darkest Nights"
è un anomalo album Animae
Capronii in cui domina il cantato pulito e melodico),
viene abbandonata la furia black e i brani sono liberati da ogni
orpello e sovrastruttura così che le idee musicali emergono decisamente
più chiare; non più album con 15 brani ma solo 7 pezzi che risultano
più diretti ed essenziali ma anche più densi di cose buone, quindi meno
noiosi e soprattutto compiuti; tutto ciò, tra l'altro, permette di
apprezzarli anche singolarmente. Va detto che se indubbiamente
l'ascolto è più immediato che in passato, chi si approccia per la prima
volta al mondo di Cesare potrà trovarlo comunque irritante.
Stilisticamente siamo ancora su coordinate abbastanza grezze, anche se
stavolta ci sono diversi passaggi e cambi sorprendenti. Non ci si
aspettino virtuosismi o suoni cristallini; anzi, permangono qualche
ronzio, dissonanze, alcuni inserti tastieristici a mo' di suoneria
predefinita di vecchi cellulari, un cantato a tratti naif e forse
persino qualche stonatura. Niente paura, fa parte del messaggio
musicale che si vuole trasmettere. D'altra parte, pur avendo dimostrato
qua e là e nelle sue numerose collaborazioni di non essere affatto uno
sprovveduto, modestamente Cesare non ha mai fatto mistero dei suoi
limiti tecnici mentre ha sempre manifestato l'intento di arrivare al
cuore di chi ascolta.
Anche i testi sono semplici, espliciti e diretti; ma sarebbe un errore
leggerli in modo slegato dal resto. Parole e musica si fondono
perfettamente e questo mostra la grande naturalezza con cui ora Cesare
riesce a scrivere canzoni ispirate.
Dal punto di vista delle liriche "A
Battle..." è "un concept album basato sulle tentazioni e
le influenze del male nella società di ogni tempo, che ogni giorno
anche noi ci troviamo ad affrontare nelle più diverse situazioni
proprio come le affrontò Gesù nel deserto". Sono parole di Cesare… a me
però piace evidenziare la totale fede per cui alla constatazione del
limite umano e delle tentazioni a cui siamo sottoposti si contrappone
sempre la presenza salvifica e ristoratrice di Dio (Only the Lord can rise us high…
Saved from damnation, rised by God… Jesus Christ, guide me ‘till the
end…).
Apre l'album Our Weakness,
brano dai ritmi non elevati, cantato graffiante nelle strofe e pulito
nei chorus; il brano presenta una seconda parte in cui si ripetono,
variate nella melodia, alcune parti precedenti. È una caratteristica
questa che si riscontra in tutti i brani; a volte vengono riprese
alcune parti altre volte l'intero corpo principale, spesso con
soluzioni belle e interessanti. Segue Tempted, pezzo già
più ruvido dove si inizia a sentire netta la presenza dei Celtic Frost. La
successiva The Stand
è più cadenzata; qui viene rivolto un pensiero a tutte le figure che,
con Cristo, ci aiutano a resistere alle tentazioni. Poi è la volta del
dittico Fall Of Man
e Redemption
che ritengo costituisca la parte maggiormente appetibile al "metallaro
standard"; effettivamente si tratta di due pezzi molto belli, pesanti
quanto basta, vari, dinamici ed a tratti entusiasmanti; il primo
presenta interessantissime variazioni e cambi di ritmo mentre il
secondo ricorda ancora decisamente i Celtic Frost.
Infine, Forgive me
e Don't Worry My Friend,
che iniziano piano, forse un po' dimessi, ma ancora una volta nella
seconda parte riescono ad avere quello sprint e quella imprevedibilità
che ridanno senso anche alla prima.
In definitiva "A Battle
Where We Are In The Middle" è un album decisivo nella
carriera del cantautore Cesare Sannino… non un punto di arrivo perché
manca ancora qualcosa per rendere la sua musica, che è già molto
particolare e personale, anche pienamente godibile. Difficile dire dove
si dovrebbe mettere mano senza snaturare la proposta; la strada
comunque è quella giusta e l'impressione è che basti poco per compiere
un grande salto di qualità che ci consegni qualcosa di davvero
importante.
Tracklist:
1. Our Weakness (3:59)
2. Tempted (3:48)
3. The Stand (5:33)
4. Fall Of Man (4:53)
5. Redemption (4:21)
6. Forgive Me (5:21)
7. Don't Worry My Friend (5:06)
LiukBi
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VOTO |
78
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